L'Open Access: una nuova speranza

Caricamento...
Immagine di anteprima
Data
2008
Autori
Caso, Roberto
Titolo del periodico
ISSN
Titolo del volume
Editore
Abstract
Esiste una divaricazione tra il controllo dell'informazione che fa leva sulla proprietà intellettuale e quello che si basa sulle norme informali della comunità scientifica. Qual è l'impatto delle tecnologie digitali su queste diverse concezioni del controllo dell'informazione? Ad una prima superficiale impressione le tecnologie digitali moltiplicano ed accelerano le possibilità di accesso alla conoscenza scientifica. Dunque, si potrebbe pensare che il loro utilizzo all'interno della comunità scientifica abbia rafforzato la tendenza ad aprire al pubblico i risultati della ricerca. Tuttavia, il quadro è molto più complesso. Si delinea il rischio è determinato da una serie di fattori - che il controllo rigido e accentrato, come quello basato su sistemi di Digital Rights Management (DRM), ed improntato a logiche commerciali colonizzi il settore della comunità degli scienziati (che invece è animato dalla logica del controllo flessibile e decentrato fondato su consuetudini e norme informali) determinando una forte compressione delle possibilità di accesso alla conoscenza scientifica espressa in forma digitale. D'altro canto, una parte importante della comunità scientifica sta cercando di contrastare questo rischio con il movimento che va sotto il nome di Open Access (OA). Tale movimento è supportato da dichiarazioni, policies e linee guida di istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali. La comunità scientifica si dibatte, insomma, tra le «allettanti promesse» della commercializzazione della ricerca e la (nobile) tradizione dell'apertura dei risultati del proprio lavoro. A ben vedere questa dissociazione si riflette nel conflitto tra le differenti forme di controllo delle informazioni digitali che il contesto delle tecnologie informatiche e telematiche ha generato. Da una parte, un controllo rigido ed accentrato come quello che fa leva sul DRM. Dall'altra un controllo flessibile e decentrato come quello che si basa sulla GNU General Public License e le Creative Commons Licences. Le regole che disegnano in modo differente il controllo trovano le loro fonti nei negli standard tecnologici, nei contratti, nelle consuetudini e nei diritti statali. Il progresso della conoscenza e la libertà di pensiero raccomandano di non preferire e legittimare un'unica forma di controllo. La libertà di poter scegliere la forma di controllo che si ritiene più opportuna costituisce il presupposto dell'accrescimento della conoscenza nell'era digitale. Tuttavia, questa libertà , nell'ambito della ricerca scientifica finanziata con fondi pubblici incontra un limite. I risultati di questo tipo di ricerca dovrebbero essere prontamente e gratuitamente messi a disposizione del pubblico. A tale scopo occorre studiare qual è il migliore assetto istituzionale. Nell'ambito di questa linea di esplorazione, un ruolo fondamentale è rivestito dall'analisi dell'interazione tra proprieà intellettuale, standard tecnologici, contratti e norme informali della comunità scientifica. Tuttavia, la proprietà intellettuale è solo uno (e non necessariamente il più importante) degli strumenti che governano la dinamica tra apertura e chiusura della conoscenza scientifica. La dislocazione delle funzioni tipiche della pubblicazione scientifica agli intermediari della società dell'informazione innesca una serie di nuovi rischi. Per contrastare questi rischi, occorre guardare oltre la proprietà intellettuale e prendere sul serio la governance di Internet.
Descrizione
Keywords
open access , proprietà intellettuale , digital rights management (DRM) , tecnologie digitali , norme informali
Citazione